
Sono sempre di più le aziende di generici che evitano le gare di acquisto indette dalle Regioni al massimo ribasso per rifornire ospedali e Asl. Il risultato è che molte amministrazioni fanno maggiore fatica ad assicurare le forniture in modalità centralizzata e gli ospedali acquistano analgesici, antibiotici e farmaci oncologici a prezzi più alti. L’allarme, che riguarda da vicino anche le farmacie perché da quelle stesse gare giungono i farmaci poi distribuiti in diretta, arriva da Massimiliano Rocchi, vicepresidente Assogenerici con delega per l’area ospedaliera. Intervenuto ieri all’VIII edizione del MePaie, il meeting annuale sul Mercato della Pubblica amministrazione in Italia e in Europa, Rocchi ha puntato il dito sull’effetto perverso che gare e acquisti centralizzati stanno innescando: «La pressione sui prezzi si fa sempre più forte» ha spiegato «le aziende disertano le gare che così vanno deserte e di conseguenza cresce il rischio di carenze nelle forniture e di extracosti per il Servizio sanitario nazionale. Si tratta di un dato noto agli addetti ai lavori, ma su questo tema c’è una sorta di deficit di consapevolezza determinato dal fatto che le istituzioni, specie in questo momento, sono concentrate sui costi di alcune nicchie terapeutiche, per esempio l’epatite C. Si dedica così poca attenzione a percorsi terapeutici di routine, che coinvolgono decine di migliaia di pazienti ogni giorno».
Per Rocchi, in sostanza, il sistema delle gare al massimo ribasso fa progressivamente emergere una sorta di paradosso che rischia di mandare in tilt il sistema: si mettono le aziende in competizione tra loro perché facciano la migliore offerta possibile, ma chi perde viene messo fuori dal mercato e la concorrenza ci rimette. «Il sistema delle gare al massimo ribasso» è l’avvertimento del dirigente di Assogenerici «rischia di determinare la fuoriuscita di numerose imprese, soprattutto le piccole e medie, con una significativa riduzione del numero di aziende operanti e della possibilità di risparmio garantite fino a oggi dalla competizione tra imprese. Di più, in particolare per alcuni specifici medicinali c’è anche un pesante rischio di riduzione della capacità produttiva, con conseguente incapacità da parte del comparto di far fronte alla domanda. Si sono già avuti alcuni casi di mancata fornitura, con conseguente ricorso da parte delle aziende ospedaliere a mercati esteri con costi superiori al previsto».
I numeri del fenomeno, ha continuato Rocchi, sono già noti alle istituzioni: «Una recentissima indagine realizzata da Nomisma sugli effetti delle gare e sulla sostenibilità della spesa ospedaliera evidenzia che negli anni dal 2010 al 2015 il tasso di partecipazione alle gare per le forniture ospedaliere da parte delle aziende genericiste è andato progressivamente diminuendo. Ed è parallelamente aumentato il numero dei lotti non aggiudicati, che rappresentano oltre un quarto del totale. E anche la sola ripetizione della gara determina costi extra che potrebbero essere evitati. È evidente» ha concluso «che senza l’adozione di adeguati correttivi restano pochi margini di sostenibilità nel lungo periodo. E sarà l’intera spesa di settore ad entrare in crisi davvero».