di Claudio Buono
È un presidio storico e da sempre al femminile la farmacia Pace delle dottoresse Giovanna e Patrizia Pace a
Filiano, un comune di circa 2.800 abitanti in provincia di Potenza, in Basilicata. «La farmacia è nata nel lontano 1958 per iniziativa di nostra madre, già titolare a Castel Lagopesole, un paese limitrofo», esordisce Giovanna Pace. «Con il suo ritiro dalla professione, com’era naturale è spettato a noi figlie rilevare l’esercizio, nel 2005, per proseguire nella gestione dell’attività di famiglia, non prima di esserci costituite in Società in nome collettivo (Snc)». La nostra interlocutrice, che opera in un contesto tipicamente rurale,
un’area dell’Appennino lucano assai suggestiva dal punto di vista paesaggistico, a conti fatti si ritiene contenta della propria scelta. «Certamente ci sono pro e contro – afferma – ma una redditività mediamente inferiore allo standard e i frequenti turni di lavoro non pesano nel bilancio personale come
la consapevolezza di quanto un presidio come il nostro sia prezioso per la popolazione, unita al vantaggio di condurre
una vita meno frenetica e senza i livelli di concorrenza con cui si potrebbe misurare una farmacia urbana».
Dunque, dottoressa, pare di capire che i residenti riconoscano alla vostra farmacia un ruolo importante per la tutela della propria salute. Quali servizi apprezzano maggiormente?
Direi gli esami di primo livello, dalla misurazione della pressione arteriosa a quella della glicemia e dei livelli di trigliceridi e colesterolo, allo
screening del colon retto. Una tipologia di servizi che, unitamente alla consegna a domicilio dei farmaci, i nostri utenti sembrano gradire molto, specie i più anziani che non di rado sono impossibilitati a spostarsi per effettuare questi controlli di
routine presso qualche centro analisi del capoluogo. Inoltre,
con i fondi del PNRR, al cui bando abbiamo aderito, contiamo prossimamente di poter fornire anche prestazioni di telemedicina (Ecg, holter cardiaco e pressorio, spirometria) ai nostri pazienti.
Come avete affrontato l’emergenza Covid-19?
Fin da subito siamo stati un punto di riferimento in zona per quanto riguarda l’esecuzione dei tamponi antigenici rapidi, un servizio che continuiamo a offrire alla popolazione. Aggiungo che come altri colleghi
ho ottenuto l’attestato di farmacista vaccinatore dopo aver seguito il corso Fad dell’Istituto superiore di sanità, ma la mia Regione non ha ritenuto necessario avvalersi della collaborazione dei farmacisti per la somministrazione del vaccino anti-Covid. Quest’anno, invece,
la nostra farmacia è stata reclutata per l’effettuazione di quello antinfluenzale, ma considerato il ritardo con cui ci è pervenuta l’autorizzazione, il numero di dosi inoculate non è andato oltre quelle di prima istanza, circa una quindicina. Confidiamo in un migliore risultato per la prossima stagione invernale.
Al momento, alcuni farmaci di uso comune, in particolar modo quelli per la cura domiciliare del Covid e il trattamento della sindrome influenzale, risultano carenti, se pur non ovunque. Questa situazione vi riguarda e come venite incontro alle richieste dei vostri pazienti?
Sì, anche noi risentiamo della carenza di alcune forniture, seppure con fasi altalenanti. Per quanto possibile, cerchiamo di giostrarci tra le varie richieste proponendo marchi diversi o farmaci equivalenti, ma il compito più difficile è convincere alcuni pazienti che
in casi come questi optare per un medicinale alternativo è l’unico modo di sopperire a una necessità terapeutica. A questo proposito, mi colpisce anche il fatto che qualcuno sia restio a scegliere un determinato prodotto solo perché la confezione è diversa nella grafica da quello conosciuto, non permettendogli il riconoscimento. Quando capita con un paziente, e non è così raro che avvenga, cerco di convincerlo, magari con una frase scherzosa, che così come ci si cambia d’abito allo stesso modo anche un medicinale può cambiare nella confezione, pur restando il medesimo nella sostanza.
In alcuni frangenti il farmacista deve essere un po’ psicologo e prendersi tutto il tempo necessario, evitando di essere categorico nel proporre il farmaco e al contempo mostrandosi sicuro ed empatico, così da trasmettere una sensazione di fiducia che porterà all’accettazione del consiglio da parte del paziente.