Sono 53 le tipologie di frodi e abusi nella Sanità che sottraggono oltre 5 miliardi di euro alla nostra salute. Lo sostiene la Fondazione Gimbe su una elaborazione del rapporto sulla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale presentato lo scorso 6 giugno. Il rapporto aveva stimato per il 2016 un impatto di 22,51 miliardi di sprechi sulla spesa sanitaria pubblica classificabili in sei categorie: sovra-utilizzo di servizi e prestazioni inefficaci e inappropriate, frodi e abusi, acquisti a costi eccessivi, sotto-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie efficaci e appropriate, complessità amministrative, inadeguato coordinamento dell'assistenza. Sulle stime relative agli sprechi, ricorda la stessa Fondazione, «non sono mancate le critiche, nonostante l'accurata descrizione della metodologia e il riferimento esplicito al report Ocse Tackling Wasteful Spending on Health, secondo il quale circa un quinto della spesa sanitaria apporta un contributo minimo o nullo al miglioramento della salute delle persone».
«Il motivo principale di stupore» spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe «è costituito dall'inverosimile convivenza di oltre 20 miliardi di sprechi con un finanziamento pubblico tra i più bassi d'Europa e, tutto sommato, servizi sanitari di livello elevato». Gli sprechi alla categoria “Frodi e abusi”, in particolare, eroderebbe secondo le stime del Gimbe circa 4,95 miliardi di eur, con azioni che non rientrano necessariamente nel reato o illecito amministrativo. «Abbiamo identificato» continua Cartabellotta «53 tipologie di frodi e abusi organizzati in nove categorie: policy making e governance del sistema sanitario, regolamentazione del sistema sanitario, ricerca biomedica, marketing e promozione di farmaci, dispositivi e altre tecnologie sanitarie, acquisto di beni e servizi, distribuzione e stoccaggio di prodotti, gestione delle risorse finanziarie, gestione delle risorse umane, erogazione dei servizi sanitari».