Se è indubbio che la pandemia da covid-19 abbia fortemente stressato la capacità degli ospedali oberati dall’incredibile aumento dei ricoverati, ad avviso dell’OCSE è altrettanto importante tener presente quanto fatto dai professionisti sul territorio per assistere le persone non infette dal virus. Lo studio OCSE del 10 febbraio scorso ha analizzato questo aspetto evidenziando come la pandemia abbia profondamente colpito la salute di molte persone che, seppur non infettate dal covid-19, si sono venute a trovare in una doppia condizione di disagio a causa delle loro condizioni di malati cronici. Da una parte la paura che un’eventuale infezione da covid-19 potesse condurre a gravi o addirittura letali complicazioni, dall’altra il sovraffollamento creatosi negli ospedali ha spesso portato interruzioni nell’ordinaria routine della programmazione delle loro cure.
Se c’è quindi una lezione che la crisi da COVID-19 ha portato all’insieme dei Paesi membri dell’OCSE è proprio l’importanza di posizionare l’assistenza sanitaria primaria - ovvero medici, farmacisti, infermieri e gli altri professionisti sanitari che agiscono sul territorio- al centro dei sistemi sanitari nazionali.
Una forte assistenza sanitaria territoriale - organizzata in team multidisciplinari di professionisti che sappiano sfruttare le loro capacità innovative, anche dal punto di vista della tecnologia digitale, e ben incentivati dal regolatore pubblico – risulta essere fondamentale per fornire un servizio di eccellenza al servizio sanitario pubblico.
Le innovazioni introdotte per rispondere alla pandemia devono, a giudizio dell’Organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico, essere mantenute per rendere i sistemi sanitari nazionali sia più resilienti contro future emergenze sanitarie, che più capaci di rispondere alle sfide di una società in constante invecchiamento e quindi con una fetta importante della popolazione gravata da cronicità.
Per quanto riguarda le farmacie, l’OCSE ha rilevato un incremento delle attività dei farmacisti in farmacia che hanno allargato le loro competenze ad attività precedentemente svolte dai medici, i quali si sono concentrati più efficacemente sui casi più complessi, riducendo in modo consistente i consulti per problemi sanitari di minore entità.
Lo studio dell’OCSE dà anche un’indicazione chiara su uno strumento in grado di migliorare l’assistenza sul territorio aumentando le competenze dei farmacisti in farmacia: “riorganizzare compiti e responsabilità nell’assistenza sanitaria primaria, dando la possibilità ai farmacisti in farmacia di prescrivere terapie farmacologiche per malati cornici, così come avviene in Francia, Irlanda, Portogallo e Stati Uniti.” (ML)