Una farmacia che non lascia indietro nessuno, grazie al ruolo sociale del farmacista, un professionista della salute inserito nel tessuto sociale della propria comunità. L’ennesima conferma arriva dalla Fip, l’International Pharmaceutical Federation, che ha raccolto una serie di articoli in cui i farmacisti di Paesi europei ed extra-europei, raccontano le esperienze vissute durante la propria attività nel primo anno di pandemia da Covid-19. I farmacisti hanno accolto, ascoltato ed orientato i pazienti, evitando inutili accessi al pronto soccorso e promuovendo norme igieniche necessarie al contenimento della pandemia nella gran parte degli Stati.
Ma la pandemia, oltre l’emergenza sanitaria, ha anche amplificato problemi sociali come la violenza domestica fisica e psicologica. E’ diventato ancora più complicato per le donne in difficoltà riuscire a chiedere aiuto. Anche in questi casi i farmacisti hanno dato il proprio supporto. Un esempio su tutti, nel nostro Paese, è il progetto Mimosa - promosso dall’Associazione “Farmaciste Insieme” con il patrocinio di Federfarma e il sostegno della Fondazione Vodafone Italia - che pone la farmacia al centro di una rete di ascolto e supporto volta ad accogliere le richieste di aiuto, spesso inespresse, delle donne.
Secondo il documento Fip, i farmacisti hanno offerto lo stesso servizio - con gli stessi standard qualitativi – a tutti i cittadini su tutto il territorio, assicurando un eguale livello di assistenza e accesso alle cure dei pazienti, grazie alla capillarità della rete delle farmacie.
Rossella Gemma