
Il governo accelera sull'avvio del green pass per far ripartire il turismo, anticipando anche l'Europa, mentre il Garante della Privacy frena osservando che ci sono ancora problemi da superare per garantire la riservatezza dei dati. Il certificato verde è già in vigore in Italia dal 26 aprile e consente a chi è stato vaccinato, ha avuto il covid o ha un tampone negativo non solo gli spostamenti, ma anche l'ingresso agli eventi nei quali non è possibile il distanziamento sociale. Il Garante della Privacy, a seguito dell'introduzione dello strumento con il decreto Riaperture, ha avviato un'interlocuzione con il governo per modificare il testo, sostenendo che potrebbero essere inseriti molti meno dati. Tra i punti messi in evidenza, a essere contestate, in quanto eccedenti le finalità di verifica, sono «l'indicazione del numero di dosi di vaccino o del tipo di vaccino, ma anche la previsione di modelli di certificazioni verdi diversi a seconda della condizione (vaccinazione, guarigione, test negativo) in virtù della quale esse sono rilasciate». Si tratta di dati, infatti, che potrebbero palesare aspetti dello stato di salute dei cittadini e che non sono rilevanti.
Le farmacie sono coinvolte in prima persona per quanto riguarda il rilascio del certificato in caso di test antigenici rapidi, così come lo saranno a breve, con l’avvio della campagna vaccinale nelle farmacie di tutta Italia, anche per l’erogazione del green pass vaccinale. Ci sono però criticità relative al rilascio del certificato, per le quali le farmacie sono in attesa di delucidazioni.
Le farmacie venete, intanto, forniscono il certificato con l’esito del tampone rapido. I cittadini, muniti di tessera sanitaria, potranno richiedere in farmacia il certificato del tampone in lingua inglese. «L’importanza di questo certificato sta proprio nel suo utilizzo legale per l’espatrio perché questa è l’unica modalità consentita dalle attuali normative», dichiara Elena Vecchioni, presidente di Federfarma Verona.