“L'antibiotico-resistenza è una minaccia per la salute pubblica. Lo dimostra la recente vicenda dell’azitromicina, per alcuni giorni diventata introvabile in molte farmacie italiane. Ora la situazione si è quasi del tutto normalizzata, i cittadini hanno probabilmente iniziato a comprendere che gli antibiotici vanno utilizzati solo quando strettamente necessari e dietro prescrizione medica. L'uso indiscriminato nella terapia anti-Covid dell'azitromicina, o di ogni altro antibiotico, oltre a non avere alcun fondamento scientifico, espone al duplice rischio di creare condizioni di carenza per i soggetti che ne abbiano effettivamente bisogno per trattare infezioni batteriche e di aumentare il rischio di diffusione di batteri resistenti agli antibiotici”. Lo sottolinea il segretario nazionale di Federfarma e presidente PGEU Roberto Tobia, ricordando i dati emersi da una ricerca pubblicata sulla rivista
The Lancet, volta a valutare a livello globale l'impatto in vite umane dell'antibiotico-resistenza. Secondo tale studio sono 1,27 milioni le persone morte in un solo anno nel mondo, nel 2019, a causa di infezioni antibiotico-resistenti. Si tratta di un numero di vittime maggiore di quelle causate, nello stesso anno, da HIV/AIDS (860 mila) o malaria (640 mila).
Mirare ad un uso consapevole degli antibiotici è tra gli obiettivi indicati dal Pharmaceutical Group of European Union (Pgeu) nel position paper sul contributo delle farmacie di comunità al contrasto dell’antibiotico-resistenza. Gli antibiotici possono essere dei farmaci salva-vita, ma risultano sempre meno efficaci contro i germi a causa dell'emergenza diffusa di resistenze farmacologiche, alimentate dall'uso scorretto di questi farmaci.
“Anche l'Agenzia Italiana del Farmaco ha ribadito l’importanza di un uso corretto degli antibiotici” conclude Tobia “precisando che nessun antibiotico, compresa l'azitromicina, è approvato ne’ raccomandato, per il trattamento del COVID-19.