Esami al cuore raddoppiati e record di Tac al torace: è questo l’impatto del Covid dopo sei mesi in chi ha contratto l'infezione. Il dato emerge da uno studio, pubblicato sul
Journal of Internal Medicine, condotto in una delle prime regioni italiane a essere state colpite dalla pandemia, la Lombardia, su quasi 50mila persone con alle spalle l'infezione. Sulla base dei dati amministrativi raccolti in forma anonima dalla Regione, sono stati conteggiati i nuovi ricoveri ospedalieri, gli accessi al Pronto soccorso, le visite mediche, gli esami di laboratorio e strumentali (radiologici e non) e il consumo di farmaci fino al 31 dicembre 2020. I pazienti sono stati divisi in tre gruppi: malati a domicilio, ricoverati in reparti non intensivi e pazienti curati nei reparti di rianimazione.
Tali dati sono stati confrontati con quelli relativi all’analogo periodo del 2019, prima della pandemia. Si è osservato che le visite mediche sono più che raddoppiate rispetto al pre-pandemia, le spirometrie sono aumentate di 50 volte nelle persone che erano state in terapia intensiva, gli elettrocardiogrammi sono quintuplicati nei pazienti curati nelle rianimazioni e raddoppiati in quelli ricoverati nei reparti non intensivi. Stesso andamento è stato osservato per le Tac del torace, aumentate di 32 volte nei dimessi dai reparti più critici. In tutti i gruppi di pazienti si è registrato un incremento anche negli esami del sangue. Durante i 6 mesi di osservazione, sottolinea sul
Corriere della Sera, Sergio Harari, uno degli autori dello studio, è aumentato
poi il consumo di farmaci e nuove terapie, "il che significa che il virus ha anche indotto lo sviluppo di nuove malattie, in particolare di natura metabolica - come il diabete - cardiovascolare, neuropsichiatrica e respiratoria, oltre a aggravare le preesistenti".
"Una riflessione attenta sui servizi da potenziare va immediatamente fatta, anche perché questo studio è confermato da altre recenti analisi che vanno nella stessa direzione: il post Covid è una condizione che richiede cure e attenzioni particolari - prosegue Harari - Le ragioni sono probabilmente da ricercarsi nello stato di infiammazione cronica indotta dal virus con una disregolazione immunitaria che persiste nel tempo. Bisogna poi considerare che queste sono le valutazioni effettuate dopo solo 6 mesi, non abbiamo ancora idea di cosa possa avvenire più in là nel tempo e neppure se le varianti che sono arrivate successivamente abbiano lo stesso effetto. C'è ancora molto lavoro da fare per scoprire tutti gli effetti del virus ma è già ora di pianificare come correre ai ripari per far fronte anche a queste conseguenze della pandemia".