
Il 55% della popolazione ricoverata per Covid-19, dopo due anni presenta ancora almeno un sintomo della malattia. Mentre dopo sei mesi mostrano strascichi dell'infezione quasi 7 pazienti su 10 (68%), segno di condizioni comunque in miglioramento nel tempo. Sono i dati emersi dallo studio con il follow-up più esteso condotto finora, pubblicato su 'The Lancet - Respiratory Medicine'. Gli autori hanno seguito 1.192 persone contagiate da Sars-CoV-2 e ricoverate tra il 7 gennaio e il 29 maggio 2020 al Jin Yin-tan Hospital di Wuhan, megalopoli epicentro della prima ondata pandemica. I pazienti, per il 54% uomini e con un’età media di 57 anni, sono stati valutati a sei mesi, a un anno e a due anni. A 24 mesi, dunque, più di un ex ricoverato su due lamenta ancora problemi come affaticamento e insonnia. Stanchezza o debolezza muscolare sono stati i sintomi riferiti più spesso, riportati dal 52% a sei mesi e dal 30% a due anni. Indipendentemente dalla gravità della malattia iniziale, tuttavia, dopo due anni l'89% dei pazienti risultava avere ripreso il lavoro.
Fra i disturbi segnalati anche dolori articolari, palpitazioni, vertigini e mal di testa, dolore o malessere (23%), ansia o depressione (12%). Oltre la metà dei partecipanti allo studio a due anni presenta però veri e propri segni di long Covid, con una qualità di vita resa peggiore da sintomi quali dolore e malessere (35%), ansia (13%) e depressione (11%). "I nostri risultati indicano che per una certa percentuale di guariti dal Covid-19", contratto in forma tale da richiedere ospedalizzazione, "sono necessari più di due anni per ristabilire le normali condizioni psico-fisiche", sottolinea Bin Cao del China-Japan Friendship Hospital, autore principale dello studio.