
Dottor Cossolo, ha avuto modo di leggere l’ultimo articolo del Sole 24 Ore sulle “catene” di farmacie?
Sì e ho analizzato i numeri, perché dissonanti rispetto ai dati dell’ENPAF. Secondo i dati ENPAF ci sono farmacie in cui la maggioranza del capitale è di “non farmacisti”, che pagano il contributo straordinario dello 0,5% sul fatturato previsto dalla normativa del 2017. Queste farmacie sono circa 680, di cui 190 società di persone, 13 cooperative, 474 società di capitali. Un numero diverso rispetto al 1.000 citato nell’articolo. La ragione di questa differenza è stata analizzata insieme a IQVIA: nelle 1.000 sono presenti anche le farmacie che già precedentemente alla legge del 2017 erano state affidate dai Comuni a soggetti privati: sono 200 circa quelle di Lloyds tra Bologna e Milano, sono 40 le comunali a Torino, sono una ventina a Firenze col gruppo Apotheka Natura, sono circa 30 quelle di Alliance. Quindi in realtà molte sono situazioni preesistenti. Bisogna dire anche che all’interno delle 1.000 se ne contano 190 che sono società di persone. Quindi, verosimilmente, saranno di titolari che si sono associati con altri soggetti. Per quanto ci risulta, il numero effettivo di società di farmacie appartenenti a vere e proprie catene è di poco inferiore a 500. Dall’errato accorpamento dei dati è nato l’equivoco, così come equivocabile è l’uso del termine “catena”.
Ci spieghi, in che senso il termine “catena” può essere equivocato?
Vengono erroneamente identificate come farmacie in “catena” farmacie che in realtà fanno parte di quello che, con un termine tecnico, si chiama network.
Sono circa 2.000 i colleghi che hanno scelto di mettersi in rete. Ed è esattamente quello che noi abbiamo sempre auspicato: collegarsi a cooperative di farmacisti o a distributori diversi, creando sistemi che uniscono quello che è la capacità dell’aggregazione di fare economia di scala non solo sul margine di contribuzione ma anche sul margine operativo lordo, perché “fare rete” garantisce indubitabilmente migliori condizioni di acquisto, ma garantisce anche capacità di fare altre sinergie. Faccio un esempio: alcune cooperative mettono a disposizione delle farmacie che ne fanno parte strumenti per la telemedicina, per offrire i servizi in farmacia senza che la farmacia debba comprare le apparecchiature. Questo vuol dire fare rete: poter cogliere delle opportunità. Rispetto a questo dato, l’unico rammarico è che finora solo 2.000 colleghi abbiano scelto la strada del network.
Cosa consiglia al singolo farmacista che non ha ancora colto le opportunità di questo nuovo contesto?
Auspico che un numero crescente di colleghi scelga di “fare rete” con altri soggetti – fermo restando la preferenza di Federfarma per le società di farmacisti – salvaguardando l’indipendenza della farmacia e valorizzando il ruolo professionale del farmacista, liberando così anche tempo per svolgere al meglio la professione e lasciando le incombenze amministrative, organizzative e gestionali a manager opportunamente formati. I network sono esempi positivi dell’attuazione della legge sulla Concorrenza, non si può fare di tutta l’erba un fascio.
L’attuale congiuntura economica è caratterizzata da un elevato tasso di inflazione. Secondo lei è un buon momento per i Titolari che vogliono vendere?
Intanto, una cosa è certa: coloro che hanno già venduto, alla fine di quest’anno avranno perso il 9% del corrispettivo ricevuto, a meno che non siano riusciti ad attuare operazioni finanziarie che abbiano avuto un rendimento superiore al tasso di inflazione. In questo momento – e io lo sostengo da tempo - vendere non conserva il capitale. Oggi più che mai è evidente che il denaro liquido si svaluta, il bene farmacia no. I ricavi delle farmacie al 31 agosto hanno fatto segnare un +7% rispetto all’anno precedente, questi sono numeri non sono opinioni. Che cosa succederà ora? Molto probabilmente l’aumento del costo del denaro farà sì che ci sia meno offerta di denaro sul mercato: come primo effetto di questa inflazione a livello macroeconomico già si osserva una disponibilità di diversi miliardi in meno. Quindi ci sarà meno domanda, i prezzi inevitabilmente scenderanno, e ciò sta già avvenendo. Tra l’altro la situazione precedente, secondo me, era evidentemente frutto di una bolla. Credo che chi ha comprato recupererà facilmente l’inflazione perché la farmacia in questo momento offre elevate prospettive di redditività.