
Nel 2022, oltre cinque milioni di persone, in Italia, hanno vissuto in condizione di povertà assoluta, di cui circa il 7%, pari a 390mila persone, si è trovato in condizioni di povertà sanitaria e si è rivolto a una delle 1.806 realtà assistenziali convenzionate con Banco Farmaceutico per ricevere gratuitamente farmaci e cure. È il dato emerso dal 10° Rapporto Donare per curare – Povertà Sanitaria e Donazione Farmaci, realizzato dall’Osservatorio sulla Povertà Sanitaria, organo di ricerca di Banco Farmaceutico, con il contributo incondizionato di IBSA Farmaceutici e ABOCA. I dati sono stati presentati lunedì 12 dicembre in un convegno promosso da Banco Farmaceutico e AIFA al quale ha partecipato, per Federfarma, il vicepresidente Alfredo Procaccini che ha sottolineato la consolidata collaborazione delle farmacie alle iniziative del Banco Farmaceutico.
Dal rapporto, in particolare, è emerso che nel 2021, il 43,5% della spesa farmaceutica, pari a 3,87 miliardi di euro, è stata pagata dalle famiglie, con un aumento del 6,3% rispetto al 2020 e con profonde differenze tra le possibilità delle famiglie povere e non povere, visto che una persona indigente ha a disposizione, in media, 9,9 euro al mese da spendere per la salute, mentre una persona non povera ne ha a disposizione sei volte tanto, circa 66,83 euro mensili. Tuttavia, le difficoltà economiche lambiscono anche le famiglie non povere: nel 2021 hanno rinunciato o rinviato visite mediche/accertamenti periodici, oltre 4 milioni 768 mila famiglie, di cui quasi 639mila in povertà assoluta. La rinuncia alle cure è stata praticata da 27 famiglie povere su 100 a fronte di 13 famiglie non povere su 100.
“La povertà sanitaria continua a rappresentare un grave problema per migliaia di famiglie povere, mentre sacrifici e rinunce riguardano sempre più spesso anche quelle non povere”, ha dichiarato Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico onlus, secondo il quale, per gli effetti persistenti della crisi economica derivata dalla pandemia e della situazione internazionale “purtroppo, le condizioni di chi vive in Italia non sono destinate, nell’immediato futuro, a migliorare”. Daniotti, comunque, auspica che i dati del Rapporto “rappresentino uno strumento per comprendere più a fondo i bisogni di chi è in difficoltà e attuare, così, misure e politiche in grado di rispondervi con efficacia”.