
Ad esclusione della fascia d’età 0-4 anni, il rischio di infezione da Covid-19 aumenta con l’aumentare dell’età. Tra le persone non vaccinate, inoltre, il rischio di infezione da SARS-CoV-2 è sette volte più alto rispetto a chi ha avuto una diagnosi di infezione da almeno 180 giorni e di 31 volte maggiore rispetto a chi ha avuto una diagnosi pregressa tra 90 e 180 giorni. I dati sono contenuti nel report dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) che ha deciso di sostituire la stima dell’efficacia vaccinale con una stima del rischio assoluto di infezione da SARS-CoV-2 che tiene conto non solo dello stato vaccinale, ma anche dell’infezione pregressa. La decisione deriva dal fatto che, secondo l’ISS, in questa situazione è difficile stimare correttamente l’impatto della sola vaccinazione separatamente rispetto a quello dell’immunità conferita dall’infezione pregressa. I dati saranno aggiornati mensilmente.
Secondo il report, le persone con immunità ibrida, ovvero con infezione pregressa e vaccinazione, sono a minor rischio di infezione da SARS-CoV-2 e di incorrere in una forma grave di Covid-19 e che a parità di fascia di età e di condizione di pregressa infezione, in tutte le classi di età oltre i 12 anni si osserva una tendenza alla riduzione del rischio di malattia grave.