
Più di sei italiani su dieci sono consapevoli della persistenza del virus SARS-CoV-2 e della sua potenziale ricomparsa con nuove varianti, mentre il 50% della popolazione teme che i virus influenzali abbiano acquisito una maggiore virulenza e contagiosità. È quanto emerge da un’indagine condotta da Human Highway per conto di Assosalute-Federchimica. I risultati della ricerca sono stati presentati martedì 26 settembre nell’ambito dell’evento “Stagione influenzale 2022-2023: ritorno al passato o inizio di una nuova era? Cosa sapere e cosa fare”, che si è tenuto a Milano e al quale ha preso parte anche Fabrizio Pregliasco, del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano.
“La prossima stagione influenzale potrebbe essere considerata di media intensità, con un numero stimato di casi che potrebbe oscillare tra i 5-6 milioni”, ha spiegato Pregliasco. “Oltre ai casi influenzali legati alla variante H1N1 – ha sottolineato l’esperto -, si prevede una decina di milioni di casi di altri virus ‘cugini’, che possono causare sintomi simili all’influenza.” La diffusione di questi ceppi, secondo Pregliasco, dipenderà da diversi fattori, comprese le condizioni meteorologiche e climatiche.
Dall’indagine, inoltre, è emerso che mentre gli uomini guardano alla prossima stagione influenzale con un maggiore senso di ottimismo, il 66% delle donne esprime preoccupazione e ansia per la possibilità che anche quest’anno i virus siano particolarmente contagiosi e virulenti e per l’impatto che i virus influenzali e possibili nuove ondate di Covid-19 possano avere sulle abitudini quotidiane.
Secondo Pregliasco, dunque, bisogna mantenere alta l’attenzione, ricordando che, “anche se il SARS-CoV-2 può manifestarsi in molte forme diverse, il tampone resta lo strumento primario per riconoscere una malattia seria, che registra dagli 8-10 mila morti a stagione”. Proprio per questo “non può essere equiparata a un’influenza comune”, ha concluso l’esperto che, a proposito di vaccini ha dichiarato: “Si tratta di una tutela non solo per se stessi, ma anche per coloro che sono più vulnerabili, quali bambini, anziani o persone con problemi di salute preesistenti”.