Desertificazione, da Fimmg e Sumai allarme che raggiunge le farmacie
08/10/2016 00:19:41
In Francia la chiamano “desertificazione sanitaria”: i medici di famiglia sono sempre di meno, i giovani hanno sempre meno voglia di fare il medico condotto, e così quando un generalista va in pensione spesso non c'è nessuno a raccoglierne il testimone. Oltralpe a risentirne sono soprattutto le comunità rurali e le piccole farmacie di Paese, che senza medico fanno ancora più fatica a tirare avanti. In Italia il problema ha fatto capolino da qualche anno, non solo in provincia ma anche in città, però c’è il forte rischio che le cose possano peggiorare. Basta mettere assieme le grida di allarme partite – a pochi giorni di distanza l’una dall’altra – dal 72° Congresso nazionale della Fimmg (in corso da lunedì a Chia di Laguna, in provincia di Cagliari) e dal 49° Congresso del Sumai-Assoprof, il sindacato degli specialisti ambulatoriali, inaugurato giovedì a Cosenza: da qui al 2025, è la stima, andrà in pensione circa il 60% dei 65mila medici di famiglia oggi in attività e il 40% degli ottomila medici ambulatoriali che lavorano in Asl e distretti. «Un terzo circa degli italiani rischia di restare senza medico di famiglia» spiega a Filodiretto Silvestro Scotti, vicesegretario nazionale della Fimmg.
A quanto pare è tutta colpa di “curve generazionali” e “gobbe previdenziali”: il 60% degli specialisti ambulatoriali, spiegano al Sumai, ha più di 55 anni. Fatto sta che se non si corre ai ripari per tempo saranno dolori, e non solo per gli assistiti: dove non ci sono medici del territorio, le farmacie rischiano un futuro da avamposti nel deserto dei Tartari. «Il timore» ha avvertito da Cosenza il presidente del Sumai, Giuseppe Nielfi «si rischia di minare alla radice tutti gli sforzi fatti per rilanciare la medicina territoriale». «La contromisura più sbrigativa al vuoto che si prospetta» riprende Silvestro Scotti «sarebbe quella di alzare il numero degli assistibili per medico. Ma così si accentrerebbero ulteriormente gli studi e già abbiamo le aggregazioni complesse. Meglio evitare». La proposta della Fimmg, allora, è quella di rivedere percorsi e meccanismi delle scuole di formazione in medicina generale, che oggi sfornano soltanto 900 nuovi mmg all’anno. «Attualmente» prosegue Scotti «gli specializzandi fanno tre anni di corso e poi se ne stanno due anni “parcheggiati” per la trafila dell’inserimento nelle graduatorie. Se si potesse anticipare buona parte di queste procedure all’ultimo anno della scuola, risparmieremmo tempo». Poi c’è la richiesta di rivedere programmazione e investimenti: «le Regioni spendono parecchio per le borse di studio delle specializzazioni ospedaliere» continua Scotti «la stessa sensibilità andrebbe mostrata verso la Formazione in mg. A meno che non si preferiscano modelli organizzativi che il medico di famiglia proprio non lo contemplano».
Le ricadute potenziali della desertificazione sulle farmacie sono evidenti. Ed è evidente anche lo scenario che si prospetta: in Francia, sempre più spesso i titolari di uno stesso paese o di un angolo di dipartimento si mettono assieme per offrire incentivi e agevolazioni ai medici di famiglia che accettano di coprire una zona carente. «In Italia hanno già cominciato a chiudere le postazioni di guardia medica» ricorda il presidente del Sunifar, Alfredo Orlandi «a essere cattivi viene il sospetto che anziché prevenire si voglia accelerare. In ogni caso, anche noi siamo pronti a fare cose simili ai nostri colleghi francesi». Il riferimento è al progetto degli ambulatori sociali, presidi sanitari sul territorio aperti e gestiti in collaborazione con Anpci e Caritas per un modello di sanità solidale e “low cost”. «Quella è la direzione in cui lavoriamo» conferma Orlandi «se il territorio verrà sguarnito provvederemo noi, assieme alle stesse comunità, a presidiarlo». (AS)