Si fanno fatica a capire le motivazioni per cui la Regione Emilia Romagna insiste a mantenere alcuni farmaci di fascia A-Pht in una categoria a se stante denominata Cef (Concedibili extra-farmacia) che di fatto equivale a una distribuzione diretta nelle sole farmacie ospedaliere o distrettuali. E’ quanto scrive Federfarma Emilia Romagna in una lettera inviata ieri all’assessorato alla Salute dopo l’ennesimo episodio di disservizio registrato dalle farmacie del territorio.
Nel caso specifico, un assistito fornito di ricetta del medico di mg (dal quale non aveva ricevuto alcun avvertimento) si è recato in farmacia per rifornirsi di Toujeo 3 pen, inserito dalla Regione nella lista dei Cef assieme a un’altra ventina circa di specialità. Il farmacista, come d’abitudine, lo ha indirizzato al più vicino sportello della distribuzione diretta, ma raggiunta la destinazione l’uomo ha scoperto che la struttura era passata all’orario estivo e apriva soltanto in alcuni pomeriggi (per di più su appuntamento). Ritornato in farmacia, l’assistito ha sfogato la propria indignazione sul farmacista che non ha potuto far altro se non indirizzarlo a un altro sportello.
«Purtroppo casi come questi non sono infrequenti» spiega a Filodiretto il presidente di Federfarma Emilia Romagna, Achille Gallina Toschi «un altro, tanto per capire, si era verificato soltanto il giorno prima». E anche questo per colpa di un farmaco in lista Cef. «Purtroppo non sempre i medici sono informati sui medicinali inseriti in questa lista» continua Gallina Toschi «quindi non avvisano i pazienti. E così vengono in farmacia e quando scoprono che per quel farmaco devono andare fino all’Asl e magari farsi un po’ di coda, se la prendono con noi».
E tutto per colpa di una lista il cui contenuto lascia perplessi i titolari di farmacia. «La Regione vuole conservarsi la possibilità di mettere per qualche tempo in “diretta” alcuni farmaci che in dpc potrebbero creare difficoltà di gestione» osserva il presidente di Federfarma Emilia Romagna «e nel caso di alcuni prodotti potrebbe anche essere comprensibile. Ma nella lista ci sono altre specialità che sono tenute lì in “quarantena” soltanto per ragioni economiche, e questo non è giusto. Si creano disagi inutili ai cittadini e alle farmacie del territorio, con le quali – va rammentato – c’è un accordo sulla dpc da applicare». (AS)