Quasi un italiano su due interrompe le cure o comincia a rimandare analisi cliniche e visite mediche. Per colpa di una Sanità pubblica dalla coperta sempre più corta (vedi destini del Fondo sanitario 2016), di liste d’attesa troppo lunghe e di una Sanità privata per molti ancora troppo cara. E’ la fotografia scattata dal dalla ricerca condotta dal Censis per il forum Ania-consumatori (l’Ania è l’associazione delle compagnie di assicurazioni che operano nel Paese) e presentata ieri a Roma: nell'ultimo anno, il 47,1% delle famiglie ha visto almeno uno dei suoi componenti rinunciare a una prestazione sanitaria. In media, gli italiani pagano di tasca propria il 18% della spesa sanitaria totale, una quota decisamente maggiore rispetto al 7% della Francia o al 9% della Gran Bretagna.
I commenti raccolti dal Censis confermano il disagio degli italiani: il 53,6% degli intervistati denuncia che «la copertura dello stato sociale si è ridotta», mentre circa la metà delle famiglie ammette di aver dovuto rinunciare in un anno ad almeno una prestazione di welfare: sanità, istruzione, assistenziale sociale eccetera. La quota poi cresce nei comuni fino a diecimila abitanti (59%), nelle regioni del Sud e Isole (57%) e tra le famiglie con un solo genitore.
Dalla ricerca però emerge netto anche un altro fenomeno, quello della Sanità in “nero”. Nell'ultimo anno, dicono le rilevazioni del Censis, il 32,6% degli italiani ha dovuto pagare prestazioni sanitarie o di welfare erogate senza fattura o scontrino. Nel 21% dei casi si è trattato di visite mediche specialistiche, nel 14,4% di visite odontoiatriche, nell’1,9% prestazioni infermieristiche. Peggio ancora nel Meridione, dove le prestazioni in nero sono state denunciate dal 41% degli intervistati.
Le contromisure? Per il forum Ania consumatori vanno contrastate le liste d'attesa (originate dal gap esistente tra i servizi promessi e quelli effettivamente erogati), occorrono incentivi allo sviluppo delle casse mutualistiche e servono regole chiare e uniformi per la cosiddetta sanità integrative, compresa l’adozione di polizze integrative per la non autosufficienza. In soldoni, per le assicurazioni la Sanità si salva puntando sulle assicurazioni. E come scrive oggi il
Fatto Quotidiano, è opportuno ricordare che nel consiglio di amministrazione del centro studi Censis siede Carlo Cimbri, amministratore delegato di UnipolSai. (AS)